Pietro Siciliani

BIOGRAFIA

PIETRO SICILIANI

Pietro Siciliani (all’anagrafe Siciliano), nacque a Galatina il 19 settembre 1832 dal venditore di pelli Vito Siciliano e da Rosa Maria Anastasia. Dopo gli studi presso lo Stabilimento delle Scuole Secondarie di Galatina (1840-46) e il Seminario di Otranto (dove, nel 1850, ottenne gli ordini minori), studiò al Collegio gesuitico San Giuseppe di Lecce (1850-55) ed al Collegio medico-cerusico di Napoli dal quale, nell’ottobre del 1857, fu allontanato per le sue note simpatie liberali. Grazie all’appoggio di Salvatore De Renzi riuscì a riparare in Toscana. A Pisa, nel 1859, ottenne la laurea in Medicina e Chirurgia ed a Firenze, nel 1861, completò gli studi medici formandosi sotto Francesco Puccinotti, Maurizio Bufalini, Filippo Pacini, Cesare Studiati ed altri noti scienziati. Poté, inoltre, stringere forti legami con i maggiori rappresentanti della cultura toscana ed italiana dell’epoca: Gino Capponi, Terenzio Mamiani della Rovere, Silvestro Centofanti, etc. Tuttavia, la passione che fin da giovane aveva nutrito per gli studi filosofico-letterari, lo portò ad abbandonare la carriera medica per dedicarsi all’insegnamento della Filosofia prima a Firenze (1862-67) presso il Regio Liceo “Dante Alighieri” e, poi, all’Università di Bologna (1868-85) dove tenne ininterrottamente la cattedra di Filosofia teoretica (dal 1876 divenne ordinario della disciplina) e di Antropologia e Pedagogia dal 1868 al 1871 e, nuovamente, dal 1876 al 1885. Ricoprì quest’ultimo incarico anche presso la Scuola di Magistero, sezione filosofica, dal 1877 al 1883 e, poi, solo di Pedagogia fino al 1885. A Bologna fiorì la sua personalità imponendosi all’attenzione internazionale. Tra i fondatori della pedagogia scientifica, il prof. Siciliani divenne presto un punto di riferimento per tutti gli insegnanti d’Italia. Sempre in questi anni tenne uno dei primi corsi in Italia di Sociologia teoretica ed approfondì, nei termini della sua riflessione filosofica, l’analisi della psicologia. Condirettore della Rivista Bolognese, i suoi studi furono pubblicati, discussi e commentati sui maggiori giornali dell’epoca ed i suoi libri valicarono le Alpi e furono letti ed apprezzati dalle più eminenti personalità europee: Darwin, Haeckel, Ribot, Herzen, Gegenbauer, Owen, Gengenbauer, etc. Con la moglie, la letterata Cesira Pozzolini (1839-1914) costituì, a Bologna, un cenacolo letterario frequentato dalle maggiori personalità dell’epoca: Giosuè Carducci, Bertrando Spaventa, Francesco Fiorentino, Angelo Camillo De Meis, Donato Jaja, Pasquale Villari, Niccolò Tommaseo. Mantenne frequenti contatti con la sua Galatina, sia aiutando materialmente i giovani che si spostavano a Bologna per studiare, sia candidandosi al Parlamento senza, tuttavia, mai riuscire a raccogliere i voti necessari (nel suo ultimo tentativo, nel 1882, venne superato e battuto dal galatinese Nicola Bardoscia). Filosoficamente incline a ricercare una conciliazione tra Positivismo ed Hegelismo nel tentativo di ricomporre la vecchia crasi tra Aristotelismo e Platonismo, rifiutò sempre qualunque chiusura negli esclusivismi di scuola e di pensiero mantenendo, dinanzi ad ogni corrente o moda filosofico-culturale che fosse, un atteggiamento critico ispirato al mediatismo filosofico. Ispirò politicamente il primo Socialismo italiano, fu un aperto sostenitore di un Socialismo moderato e borghese, comunque inserito nella corrente della Sinistra Storica. Strenuo difensore della laicità dello Stato ed oppositore di ogni limitazione ideologico-religiosa alla libertà individuale (nel campo filosofico come in quello pedagogico), fu apertamente criticato dagli ambienti cattolici e molti suoi libri furono inseriti nell’Indice dei libri proibiti. Nel pieno della sua attività speculativa, malato di asma, morì a Bologna il 28 dicembre del 1885. Riposa a Firenze nel Cimitero Monumentale delle “Porte Sante” di San Miniato a Monte, accanto alla moglie ed al figlio Vito (1866-1940), regio console e conte di Monreale. (prof. Francesco Luceri)

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