BIOGRAFIA

PIETRO CAVOTI (1819-1890)

Studioso, filologo, storico, patriota

Pietro Cavoti è stato un uomo dai diversi talenti messi tutti a disposizione della società. Cresciuto sotto la dominazione borbonica, partecipa attivamente al movimento patriottico di Lecce e provincia come segretario del Comitato liberale e della «Curia» della Giovane Italia, per questo motivo è attenzionato e non gli è permesso viaggiare. Insegna francese e calligrafia presso il Collegio degli Scolopi e impiega il suo tempo a riprodurre: particolari architettonici, ruderi, chiese in decadenza, ritratti di personaggi storici locali presenti nei palazzi in stato di abbandono e in casa di suoi amici. Salva anche libri abbandonati all’incuria del tempo, approfondisce lo studio della basilica di Santa Caterina disegnando gli affreschi, il tesoro, la struttura.

Con la liberazione di Napoli nel 1860 si trasferisce prima nella città partenopea, dove entra in contatto con l’associazione di Mutuo Soccorso di Scienze Lettere e Arti dell’Italia Meridionale, in seguito viene invitato a Siena per partecipare al Congresso degli Scienziati per la sezione storico-archeologica: il suo intervento, su alcuni reperti archeologici ritrovati a Chiusi, riscuote molto successo. Cavoti rimane in Toscana e si trasferisce a Firenze. Partecipa a diverse iniziative culturali come la commemorazione di Bartolomeo Cristofori inventore del clavicembalo e in quella  occasione realizza la medaglia, il diploma, l’elogio e l’iscrizione in marmo esposta nel chiostro della chiesa di Santa Croce; tiene pubbliche conferenze agli operai di Firenze sull’armonia del mestiere ispirandosi all’arte del Rinascimento e utilizzando un linguaggio per lui  «chiaro e succoso e corredato di dimostrazioni sensibili e di pratiche applicazioni», come confida all’amico Cosimo De Giorgi.  A Firenze è professore e vicedirettore delle scuole maschili del popolo, rappresenta la provincia di Lecce per le commemorazioni per il Sesto anniversario della nascita di Dante,  è nominato dal Ministro della Pubblica Istruzione nella Commissione predisposta a classificare i monumenti esistenti in Italia meridionale e degni, per la loro importanza storico artistica, di essere dichiarati monumenti nazionali, collabora con Atto Vannucci alla stesura della Storia dell’Italia Antica, opera in quattro volumi che narra la storia delle prime popolazioni italiche e dell’impero romano e di cui Cavoti cura gran parte delle illustrazioni. Nel 1876 per motivi di salute torna a Galatina: gli vengono conferiti diversi incarichi come la realizzazione della medaglia in commemorazione dei Martiri d’Otranto (che non si realizzò) e il disegno per la medaglia da donare al Ministro Magliani. Nel 1882 è nominato Presidente della Commissione conservativa dei monumenti di Terra d’Otranto e Regio Ispettore dei monumenti; si occupa del restauro della Basilica di Galatina grazie anche ai disegni e agli studi di età giovanile; rileva gli affreschi del Palazzo Marchesale di Sternatia; effettua  lo studio dell’edificio arcaico detto Le Cento Pietre di Patù;  pubblica un saggio sulle pietre denominate carparo in occasione de L’Esposizione Generale Italiana del 1884 tenutasi a Torino e organizzata dalla Società promotrice dell’industria nazionale; realizza il diploma per il re Umberto I.

Per la sua profonda cultura e la passione per l’arte, Pietro Cavoti riceve diversi diplomi e onorificenze, come quelli ricevuti dalla Reale Accademia dei Fisiocratici, dall’Accademia fiorentina di Belle Arti in qualità di socio onorario, dalla Società Colombaria come socio corrispondente, dalla Scuola maschile del Popolo di Firenze, dalla Regia Accademia Raffaello di Urbino come socio Corrispondente, dal circolo artigiano del Mutuo soccorso di Galatina. Tra le onorificenze ricordiamo il titolo di Cavaliere dell’Ordine della corona d’Italia.

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